L’Amor artis di Umberto per rievocare Tremiti e la “Bottega ZASA” nel “Chiostro Piccolo” dei badiali.

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Valendoci delle testimonianze di figli, nipoti, pronipoti degli antenati e cercando di fissare le tracce già labili prima che scompaiano irrimediabilmente dalla nostra memoria, ci sembra giusto e utile continuare la nostra indagine sui residenti a Tremiti a partire dalla fine del MDCCC  e ricostruire alcune piccole storie familiari inedite,  nel tentativo di ampliare la conoscenza dell’esistenza di legami di sangue (parentali) con la comunità di provenienza e legami socio-culturali evaporati con le migrazioni. Le radici tremitesi, per linea materna (Pica – Carducci) di Umberto Zanfrisco, hanno conquistato spazi altrove, lontano dalle amate Diomedee, nell’incantevole città di Padova,  che “agli Eremitani” custodisce gioielli d’inestimabile valore archeologico e d’arte medioevale e moderna con una straordinaria collezione di pittori veneti: Tiepolo, Tintoretto, Veronese, e il famosissimo Crocefisso di Giotto; la Cappella degli Scrovegni con il ciclo più importante di affreschi giotteschi al mondo. Nella città cara al Santo francescano e dove Galileo insegnò matematica e fisica,Umberto ha trovato stabilità, nel nucleo familiare con i suoi cinque figli, nati dal matrimonio con Emanuela, psicologa, ex insegnante, tutti laureati e proiettati in carriere prestigiose. Per chi come Umberto sente il fascino di un tempo passato ma non morto, i ricordi che ci regala, sono come un sipario che si alza su una scena che si fa più viva, via via che la luce investe i personaggi per celebrarli nella cornice di un ritratto di famiglia: la nonna materna Maria Carducci, il nonno Tommaso Pica e i genitori Salvatore e Maria. Perciò con questa testimonianza, ancora una volta l’antica scena delle nostre isole si anima, restituendoci un’altra piccola parte della sua identità.

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Bottega Zasa   

Arte perennat amor, con l’arte l’amore si perpetua     

di Umberto Zanfrisco

Luigi Pirandello, uno dei più grandi intellettuali del Novecento, meditando sulle sue origini, riassume in una frase cosa significhi nascere in un’isola : “Io sono nato in Sicilia e lì l’uomo nasce isola nell’isola e rimane tale fino alla morte, anche vivendo lontano dall’aspra terra natìa circondata dal mare immenso e geloso. “

Da qui  la mentalizzazione del luogo natio per cui nessun altro posto diventa una ‘cosa buona da pensare’ e quindi da sognare come l’isola dalla quale si è stati costretti a partire. In tal senso, chi non è nato o non è cresciuto a Tremiti come me non potrà mai capire cosa significhi abbandonare  le proprie radici e i luoghi di un’infanzia felice col rimpianto nel cuore e con poche speranze di ritornarci in età adulta. Gli antichi greci chiamavano “nesus” l’isola,”nesografia” fino al 1800 era lo studio approfondito dell’attuale biogeografia. Il latino “Insula” invece ne accentuò il significato più profondo : “luogo che naviga, che fluttua”. Ed è per questo che, oggi dopo una vita di studi e onorata carriera lavorativa mi  posso abbandonare alla morsa della nostalgia e ritornare a fluttuare con la memoria  nell’immenso prato azzurro dei luoghi amati che hanno fatto di me un uomo sensibile all’arte e alla letteratura,  in grado di offrire il mio contributo alla storia locale delle isole Tremiti con testimonianze orali e documentarie. San Nicola diede i natali a mia madre, Lucia Mariagrazia Pica, di Maria Addolorata Carducci, sorella del Commendatore, Vincenzo Carducci, e di Tommaso Pica. Mio padre Salvatore Zanfrisco di Umberto e Maria Torquato, provenivano da Gaeta ma si stabilirono a San Nicola di Tremiti alla fine degli anni ‘30, poco prima dell’entrata in guerra dell’Italia a fianco della Germania nazista e successivo scoppio della seconda Guerra  Mondiale, nel settembre del ’39.  I miei genitori si conobbero su queste isole ai tempi del confino di polizia; tra di loro sbocciò un grande amore, coronato da un felice matrimonio. Dalla loro unione nacquero quattro figli: Mariarosaria, Umberto (io), Bruno e Claudio, che morì nel ’91 a soli trent’anni. Sono  nato a Napoli il 10 gennaio del 1955, ma andando a ritroso nel tempo è a Tremiti che ho vissuto la mia fanciullezza, accoccolato ai piedi del fanale della banchina a guardare la motonave Pola  e poi la  Daunia, sostare nel canale in attesa di caricare i passeggeri in partenza per Manfredonia, e le creste bianche danzare prima d’infrangersi in  ventagli di schiuma salata  ai bordi degli scafi pitturati di blù. Ricordo i volti sereni, segnati dal mare dei miei nonni materni che mi hanno visto crescere alla”marina di San Nicola, protetta dalla prima cinta muraria del castello; correre a rotta di collo tra le scalee fiancheggiate dalle vecchie mura della fortezza benedettina. Alloggiavamo,momentaneamente, nella Palazzina a tre piani, ex IACP con i nonni, poi nel Camerone sopra l’ Ufficio Postale di San Nicola. La sera andavo a “ballare” a San Domino nelle discoteche dell’isola, “Diomede” e “Furmicula”  e restavo a dormire da Nik Patete, al Belvedere. Ho trascorso alcuni anni anche a San Domino nel Palazzo al centro del villaggio rurale. Dalle scalinate esterne si saliva agli alloggi dove ho abitato con la mia famiglia e alla terrazza che si affacciava sull’amena pineta di pini d’Aleppo.Al pianterreno, una stanza di pochi metri quadrati, consacrata a Cappella, permetteva al parroco di celebrare le funzioni religiose. Era munita degli arredi sacri necessari: un confessionale, un altarino centrale , qualche sedia e banchi in legno per i fedeli. Alla fine degli anni ’60 del secolo scorso, mio padre Salvatore fu il primo direttore, in carica per quattro anni dell’Hotel Eden, costruito dalla Società Fratelli Matrella di Foggia. L’Eden, con 200 posti letto,incrementò notevolmente a San Domino l’insufficienza di ricettività turistica  degli anni ‘70. Nel periodo invernale si ritornava tutti in continente, con altri tremitesi, residenti come noi a Ortona, scalo marittimo per i collegamenti alle isole Tremiti. Mio padre era un insegnante e noi figli frequentavamo le scuole superiori con profitto. A Ortona  mi sono diplomato presso l’Istituto Tecnico Nautico Statale “Leone Acciaiuoli”, con la qualifica di “Aspirante alla conduzione delle macchine marine.” Per le vacanze estive si ripartiva per Tremiti. Lavoravamo, sui primi motoscafi della cooperativa dei barcaioli, ma essendo noi ragazzi svelti e disinvolti era un divertimento.  Nel porticato del primo chiostro dell’abbazia di Santa Maria, mio padre Salvatore, esponeva per i turisti le sue creazioni artistiche, firmate Bottega ZASA. Prima d’iscrivermi alla facoltà di Chimica Pura con indirizzo organico-biologico all’Università di Padova, ho navigato per alcuni anni con le petroliere della “EXXON” e con la Calypso del C.te Costeau . La specializzazione universitaria mi ha offerto grandi opportunità lavorative in aziende qualificate nei settori delle Energie rinnovabili. Con la Fondazione Robert Bosch GmbH, ho tenuto corsi e seminari sull’ambiente in varie nazioni europee, fino al pensionamento nel 2021.

Nella stanza della mia venerabile mamma novantaduenne, in capo al letto figura ancora oggi, dal giorno del suo matrimonio, la tela pittorica della “Madonna con Bambino”, copia di un dipinto del Ferruzzi datato 1897, realizzata da mio padre nel 1949 per le nozze. La famosissima icona, conosciuta anche come “Madonna del riposo”; “Madonna delle vie”; “Madonna delle tenerezze” è l’espressione stessa della maternità in tutte le sue forme ed è tra le immagini di santini più diffusa al mondo. Mi soffermo a guardarla come se non l’avessi mai vista prima d’ora, colpito dall’innocenza della fanciulla che presta il suo volto infantile alla Madre di Dio e dalla recente scoperta della storia dell’opera originale,la cui collocazione attuale resta ignota. Personalmente amo invocarla, “Madonna delle vie”. Vie che portano al perdono per chi ha subito ingiustizie; alla pace per le nazioni martoriate dalla guerra; a una speranza di guarigione per chi è malato. Vie e sentieri Francigeni e  Micaelici  che mi riconducono pellegrino, da Padova a Ortona e da Monte Sant’Angelo alla Patrona che domina il mare di Tremiti dal quale Ella ha ricevuto: Fede, devozione, consacrazione, avendo dato la Sua protezione ai nativi isolani e miracoli e salvezza dalle tempeste e dai naufragi dell’anima.

Preso e compreso di gratitudine per le vie che mi sono state indicate, imbroglio la vela, armo i remi e sospinto dalle onde, mi ritrovo col mio piccolo gozzo, in secco, a riposo sull’arenile della “marina” di San Nicola.

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1. Il molo banchinato di San Nicola; battelli a remi ormeggiati;il faro fanale e arrivo  Mt.Pola                  

2. Marina di San Nicola, prima cinta muraria.

3. Fabbricato ex Colonia coatti: alloggio della famiglia Zanfrisco sopra l’ufficio postale.

4. Nonna Maria Carducci.

5-6. Il Chiostro piccolo. Esposizione delle opere di Salvatore Zanfrisco (Bottega Zasa)

7-8. Il Chiostro piccolo. Umberto e Emanuela con i figli Salvatore e Antonio.

9. Umberto Zanfrisco con la moglie Emanuela e i 5 figli.

10. Una gita in barca.

11. Il porto vecchio di Ortona e il faro della Ritorna.

12. Documento C.I. di Rosa Pica, figlia di Tommaso Pica e Maria Carducci nata a San Nicola di Tremiti, Corso Diomede il 5 Gennaio 1918 morta di Tisi a Tremiti.

Le foto della Galleria fotografica sono di proprietà di Umberto Zanfrisco, gentilmente concesse alla Rivista Tremiti Genius Loci per fini esclusivamente culturali.