di Maria Teresa De Nittis
Redazione Tremiti Genius Loci
Rosa Pica, discendente da un’antica famiglia di fanalisti tremitesi, decide in età adulta di recarsi al cimitero del Verano a Roma per cercare la tomba di suo padre Beppe Pica, morto di tubercolosi al Forlanini nel 1954, in ricordo di un ultimo bacio che, gli mandò con la manina quando lei aveva solo cinque anni. L’attendeva, però una triste realtà : i resti del padre erano stati esumati e raccolti all’interno di un ossario. Celebrare la figura paterna e rendergli onore e memoria, per Rosa, è un’azione dovuta; lo è anche per tutti noi, ricordare gli Internati Militari Italiani fatti prigionieri dall’esercito tedesco dopo l’8 settembre del 1943, un capitolo della Resistenza ancora poco studiato. Cosa significò la prigionia per i nostri giovani soldati che, tornarono reduci, sconfitti e ammalati nell’Italia del dopoguerra affamata, forse avrebbe potuto raccontarcelo il soldato Beppe Pica, congedato senza medaglie e riconoscimenti istituzionali, se non si fosse spento, in un letto d’ospedale a trentatré anni. Rosa che, nello sport agonistico ha trovato il riscatto a una vita difficile, segnata sin dalla fanciullezza da gravi lutti familiari, è voce di donna e di campionessa, umile e coraggiosa che, merita di essere ascoltata con la stessa empatia con la quale, rievoca le sue origini tremitesi. Oggi, Rosa divide il suo tempo tra Genova, dalla figlia Sabrina e la sua residenza stabile a Vallisnera, antico feudo e frazione del Comune di Ventasso, in provincia di Reggio Emilia.
Da Livorno a Venezia, da Porto Torres a Barletta: la Famiglia Pica, luce itinerante di Tremiti.
di Rosa Pica
Giuseppe , il mio bisnonno, capostipite della famiglia Pica, nacque a Tremiti nel 1869, durante la seconda colonizzazione delle isole, e morì nel 1950. Pluridecorato al valor civile per operazioni di soccorso in mare , sposò in giovane età, Assunta, figlia di Tobia De Martino. Nonno Giovannino fu uno dei nove figli nato da questa unione. Anch’egli, come suo padre si sposògiovanissimo con Rosina Greco, della quale porto il nome come era usanza in famiglia. Giovanni, a servizio della Marina Mercantile Italiana intraprese, il mestiere di fanalista, transitando nei principali porti della Penisola. Alcuni dei loro cinque figli (Assunta, Giuseppe, Carmelo “Carmine”, Marcello e Luciana) nacquero a Livorno. Mio padre, Giuseppe “Beppe” nacque a Tremiti il 29 Settembre 1921 e, il 10 giugno del 1940, quando l’Italia entrò in guerra, all’età di diciotto anni era già stato inviato in missione in Libia col Reggimento Bersaglieri. Una fotografia di mio padre, spedita da Tripoli alla mamma il 7 agosto XIX-1941 lo conferma. Il 28 novembre 1941 le operazioni militari alleate che portarono alla caduta di Gondar segnarono la fine dell’Impero italiano in Africa e circa 92.0000 soldati italiani furono catturati dai britannici e trattenuti in prigionia nei dominios africani. Giuseppe riuscì con i suoi commilitoni a rimpatriare e fu inquadrato nei bersaglieri a Bolzano, probabilmente presso la caserma “Cantore”. La sua presenza in Alto Adige è documentata dalle fotografie inviate alla famiglia negli anni 1942; 1945 e nel 1946 da Brunico. Giuseppe cessa di scrivere negli anni ’43-’44, quando plausibilmente fu fatto prigioniero. Scampato a una morte certa ma non ai postumi delle sofferenze patite, mio padre, fece ritorno alle isole Tremiti col Grado militare di “Maresciallo Bersaglieri”. La prima amministrazione comunale , (sindaco Pietro D’Amato, aprile 1946 – aprile 1947) gli affidò il duplice incarico di Messo comunale e di Ufficiale postale nella palazzina, ora fatiscente, prospiciente l’antico primo portale d’ingresso alla badia che, dà accesso al Chiostro nuovo. Seguì il fidanzamento con Filomena Lisci, nata a San Domino, terza dei sette figli (Giovannino,Agnese, Filomena,Pasqualina, Enrico, Elia e Luca) di Angelo Lisci “’Ngiulino” e Greco Anna “Nannina”.I miei genitori si sposarono nel 1948 e il 27 ottobre dell’anno successivo sono nata io, una bambina di oltre 4 chilogrammi, deludendo , l’ aspettativa del figlio maschio che”perpetuava la stirpe”. Tuttavia, dopo il parto che, si era presentato complicato e rischioso per la puerpera e la nascitura, quando mi vide, bellissima, mio padre si illuminò d’amore e di felicità. Ad assistere mia madre nel lungo travaglio, in assenza della levatrice, fu una certa Agnese Greco “Gnesina”, imparentata con mia nonna Anna che, offriva anche rimedi per certe malattie ; preparava pozioni, purghe e praticava salassi. Ero una lattante di 40 giorni appena, quando i miei genitori mi portarono a Venezia per presentarmi ai nonni che, nel frattempo si erano trasferiti al faro di Piave Vecchia, bombardato dai tedeschi e in fase di ricostruzione. Mia madre in quella occasione e, per la mia nascita ricevette in dono una bellissima pelliccia di visone. Nel 1951, nacque mia sorella Annamaria scontentando per la seconda volta il desiderio di mio padre di un figlio maschio. A San Nicola, i miei genitori avevano avviato una modesta attività commerciale di articoli di cartoleria e filo per cucito, al piano terra della nostra abitazione, in via Roma. Nel 1954, quando mia madre rimase nuovamente incinta, lo stato di salute di mio padre , peggiorava con il passare dei giorni e le sue condizioni si aggravarono a tal punto che fu necessario il ricovero ospedaliero. Avevo cinque anni, quando mio padre, coprendosi la bocca con un fazzoletto, mi strinse a sé in un disperato e struggente abbraccio e non riuscì più a fingere a trattenere il pianto, quando si voltò per andare via. Non l’avrei mai più rivisto. Mio zio Carmelo mi portò con sé, in Sardegna, dove ancora una volta la famiglia itinerante del nonno fanalista si era trasferita. Mio padre morì da solo, lo stesso anno, a Roma nello storico sanatorio per i malati di tubercolosi Carlo Forlanini, aveva trentatré anni. Fu sepolto nel cimitero Monumentale del Verano. Nonno Giovannino che, da poco era stato trasferito al Faro del Porto di Baletta, prima di mettersi in viaggio, volle dare un ultimo saluto all’amato e sfortunato figliolo e sulla tomba del babbo, tenendomi per mano, mi disse: “manda un bacio a papà”. La mia giovane mamma, intanto, ignara della morte del marito, abortì quell’ erede maschio tanto desiderato sul piroscafo dove si era imbarcata d’urgenza, ma troppo tardi. Ad accoglierla a Tremiti, dopo una lunga e debilitante degenza ospedaliera, c’era Nannina, sua madre tutta vestita di nero. Le consegnò da indossare un paio di calze nere che, lei rifiutò.Comprese, all’istante che il marito era morto ed era rimasta vedova a venticinque anni, non ancora compiuti, con due bambine piccole da crescere. Dopo la convalescenza a San Domino a casa dei genitori,mia madre ritornò nella sua abitazione di San Nicola con la piccola Annamaria , mentre io restai per un lungo periodo a Barletta presso i nonni paterni. L’emporio con le belle cartoline in bianco e nero delle isole Tremiti e i quaderni a righe e a quadretti per i bambini della scuola elementare, e la merceria utile per le ricamatrici di Tremiti, era stato chiuso per lutto e mai più riaperto. Mia madre, si adattò per sopravvivere a rimagliare le reti dei pescatori alla marina di San Nicola, incurante dei venti freddi di tramontana che le ferivano le piccole mani e ne segnavano il volto. Filomena, dovrà attendere l’avvento del turismo a Tremiti e l’istituzione del Campeggio Sociale riservato ai soci del Touring Club Italiano aperto nel 1958 pressso la cisterna dei Benedettini e Cala degli Inglesi, per migliorare le sue condizioni economiche con un’assunzione stagionale presso la struttura. Io terminai la scuola elementare a Tremiti nel 1959 e poco dopo con la mamma e mia sorella Annamaria raggiungemmo Giuseppina Greco, sorella della nonna materna Anna, e zia Pasqualina che si erano trasferite a Vallisnera, un piccolo paese montano in provincia di Reggio Emilia. Poco dopo zia Pasqualina si sposò e ci trasferimmo a Genova dove la mamma trovò lavoro a servizio di famiglie benestanti. Ero un’adolescente di sedici anni, quando lei, dopo oltre dieci anni di vedovanza si risposò con Fiorini Euclide dal quale ebbero un figlio. Anch’io andai a nozze in Vallisnera nel 1971 con Giudici Almo(Angiolino), il mio primo amore; grande sportivo, impiegato alla Italcantieri di Genova come saldatore progettista navale. Devo a lui, che, ora non è più, la mia carriera agonistica di maratoneta e prima donna ligure a contendere la 50 km individuale di marcia e ad aver vinto titoli in altre città italiane. Dal nostro matrimonio sono nati Sabrina e Erman che, mi hanno, a loro volta, donato sei nipoti: Il premio più prezioso di una vita difficile; l’eredità più ambita, in continuità di queste memorie.
GALLERIA FOTOGRAFICA
1-Giuseppe Pica (Tremiti 1869-1950), Capostipite; bisnonno di Rosa Pica. Decorato al Valor civile, coniugato con Assunta De Martino.
2-Giovanni Pica, uno dei nove figli di Giuseppe, nonno di Rosa Pica. Fanalista, coniugato con Rosina Greco.
3-4- Libretto di Matricolazione della Marina Mercantile Italiana (2 agosto 1926) intestato a Giovanni Pica.
5-6- Foto fronte retro di Giovanni Pica con dedica alla moglie Rosina Greco (giugno 1958)
7-8- Foto fronte retro del Caporal Maggiore Giuseppe Pica inviata alla mamma da Tripoli- Battaglione Complementare P.M. 220, il 7-8-941-XIX ( Giuseppe”Beppe” Pica uno dei cinque figli di Giovanni e papà di Rosa. Nella foto col cappello da bersagliere nella mano sin.)
9-10- Foto fronte retro di Giuseppe Pica con i commilitoni inviata al fratello da Bolzano il 28-8-942
11-12-13-Foto di Giuseppe Pica, Bolzano 2-8-942
14-15- Foto fronte retro di Giuseppe Pica con i commilitoni con dedica alla fidanzata Filomena Lisci,s.l., 12 giugno 1945
16-17- Foto fronte retro di Giuseppe Pica con il cappello da alpino con dedica alla fidanzata Filomena Lisci,Brunico, 24-3- 1946
18- Tremiti, 1948- Giuseppe e Filomena sposi.
19-Tremiti, Villaggio rurale di San Domino,1948- Giuseppe e Filomena .
20-21- Foto fronte retro di Filomena Lisci di Angelo e Anna Greco autenticata dal sindaco delle isole Tremiti li, 8-12 1950.
22- la famiglia di Giuseppe Lisci all’ingresso dell’abitazione(emporio) a San Nicola
23- Licenza di Pesca rilasciata a Lisci Giuseppe, Manfredonia, 20-3-1951
24-25-26- Il chiostro nuovo e il chiostro vecchio della badia di San Nicola con l’ex palazzina delle poste dove fu impiegato Beppe Pica.
Le foto della Galleria fotografica sono di proprietà di Rosa Pica, gentilmente concesse a Tremiti Genius Loci per fini esclusivamente culturali.