SAN NICOLA

CASTRUM INSULAE TREMITANAE:  SAN NICOLA DI TREMITI

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S. Nicola, isola rocciosa sui fianchi, quasi piana in alto, ha una superficie di 41,75 ettari ed è lunga

1,6 km. La parte più elevata, a S. W. È coronata da una notevole cinta fortificata, nella quale sono comprese le abitazioni civili e i casermoni dell’ex colonia penale, la chiesa ed il semaforo, quest’ultimo eretto all’estremo di N.E. e nel punto più alto (79) della cittadella. All’estremità S.W., troviamo la marina , una piccola fascia di sabbia gremita di barche tirate in secco, protetta a S.E. dal molo, attualmente, ristrutturato e ingrandito, punto di approdo abituale di barche e traghetti che comunicano con l’isola. La costa non presenta altre particolarità degne di nota. Le sue acque sono ricche di pregiato pesce bianco, quali spigole, orate, saraghi, dentici e cernie, nonché ricci di mare, gamberi e aragoste. La vegetazione è rada, costituita da cespugli di euforbia arborea, lentisco, cisto e rosmarino. In primavera la macchia si ravviva del colore bianco dei fiori della Scilla marittima, pianta velenosa da cui si ricavano farmaci cardiotonici, è anche il regno incontrastato di rettili, lucertole sicule, colubri neri e biacchi della varietà “carbonaria”.

All’inizio del secolo scorso, S. Nicola contava circa 200 abitanti stabili, per lo più pescatori o piccoli commercianti. Il resto della popolazione era costituito dalla colonia di coatti, che vivevano nell’ignavia completa: di notte raccolti in vasti capannoni , ozianti  in giro per l’isola di giorno.

 Il governo dava ad ognuno cinquanta centesimi al dì, pagandoli al mattino all’uscita dai capannoni.

La memoria dello sguardo di chi ritorna a San Nicola non riscontra nulla di cambiato; la mano di un pittore l’ha impietrita alle soglie del settecento, incastrando soltanto tra le costruzioni, qualche insegna turistica e commerciale. Ancora oggi sembra tratta da un codice miniato del trecento, sospesa lassù come l’arca di Noè dopo il diluvio, tra nuvole bianche e sprazzi d’azzurro.

E’ l’isola che gli antichi dicevano Diomedea, che Plinio chiamava Teuthria e Tacito Trimetum, perché divisa in tre parti ; l’isola che sulle antiche carte era segnata come : “Castrum insulae Tremitanae”,ma noi la chiamiamo “Madre”:  Miracolosa e Pietosa, Misericordiosa, Dolorosa e Gloriosa , secondo le epoche e di momenti: ora di tranquilla e operosa religiosità, ora di sanguinosi scontri a difesa del monastero;  ora di ignobili deportazioni e persecuzioni.  Leggende e storia dell’Abbazia – fortezza, passata dai Benedettini ai Cistercensi e in ultimo ai Canonici Regolari Lateranensi scorrono nelle pagine della Tremitanae olim Diomedeae Insulae accuratissima descriptio, opera  del Canonico Benedetto Cocorella, un manoscritto del 1508, scoperto nella Biblioteca dell’abbazia da un confratello, Alberto Vintiano e dato alle stampe a Milano nel 1604. Passato e presente, a S.Nicola, si dispiegano e si spandono in un’atmosfera trasognata, suggestiva e nostalgica di splendori feudali e monastici. L’isola appare mistica e assorta nell’estasi del suo castello, simbolo di potenza e di  bellezza per la sua  Chiesa” Santa Maria a Mare” e l’annesso convento. L’ambiente è misterioso e inquietante, s’aggirano fantasmi Omerici nei bagliori lunari , tra torri e bastioni, piombatoi e galere.

Caienna nel regno delle due Sicilie e confino di polizia durante il fascismo, il territorio esprime prigionia, desolazione, miseria, solitudine in continuità con  il mitico pianto “Diomedei”.

Ambiente naturale, paesaggio, architettura, storia e  arte, si rivelano nell’isola di S. Nicola come elementi individuanti di tutte le presenze dell’uomo. Oggi, come nei secoli passati rappresenta il centro amministrativo e religioso del gruppo delle Tremiti , la  meta rinomata di pellegrinaggi  e itinerari turistici.

Sin dall’immediato dopoguerra, da parte degli Enti Locali e degli Organi Provinciali, furono avanzate proposte per la costruzione in queste isole di un porto rifugio ma il progetto non venne preso in considerazione. In seguito, il Comune delle isole Tremiti richiese la concessione dei lavori per il prolungamento del molo esistente a S. Nicola al fine di consentire l’attracco del piroscafo di linea e per assicurare anche l’incolumità delle numerose barche da pesca dai pericoli delle frequenti mareggiate.