PREISTORIA

ETA’ NEOLITICA INDUSTRIA LITICA E CERAMICA IMPRESSA

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Il Gargano è incredibilmente ricco di selce di ottima qualità per la scheggiatura e questo fattore favorì senz’altro il suo popolamento in età preistorica.Le ricerche degli ultimi venticinque anni sul promontorio pugliese hanno infatti portato in luce un’ampia rete di miniere preistoriche.Insieme agli amigdaloidi di selce, sia delle fogge primitive lavorate con larghe scheggiature, sia esemplari più finiti per ulteriori ritocchi, nelle stesse località garganiche, G.Nicolucci, l’Angelucci e altri ricercatori raccolsero punte, raschiatoi, ecc., delle fogge di Le Moustier, un borgo della Dordogna in Francia .Nel 1863 H. Lartet e H. Christy vi scoprirono una stazione preistorica da cui prende il nome una cultura del Paleolitico. Come da altre regioni d’Italia estese verso l’Adriatico anche dal Gargano vennero in luce, copiose asce di selce scheggiata, picchi, tranchets: manufatti caratteristici del Campionano. Stazioni neolitiche erano diffuse dappertutto nelle attuali provincie pugliesi e nelle prossime isole adriatiche, come le Tremiti, donde si ebbero asce levigate e una bella ceramica. Particolarmente notevoli i villaggi di Coppa Nevigata presso Manfredonia e del Pulo di Molfetta, nei quali le capanne non erano, come a Lesina, infossate nel terreno, ma carattere reputato di maggiore recenziorità, a fiore di terra. I neolitici furono i primi abitatori delle isole Tremiti; si ipotizza che un primo gruppo si sia stabilito a San Domino e successivamente sulle altre isole. Gli arnioni di selce venivano estratti sull’isola di Caprara e trasportati nelle altre isole dell’arcipelago per essere lavorati. L’isola era una vera e propria miniera; forniva un ottimo materiale siliceo, di color bianco calcinato durissimo e compatto (Cala Sorrentino e grotta della Vedova). Il maggior numero dei reperti litici, sono stati raccolti dagli archeologi proprio sulla fascia alta della grotta della Vedova fino alla Cava dei Turchi. Sull’isola di San Nicola, i reperti sono stati ritrovati presso Campo di Marte nelle vicinanze dell’antica cisterna di acqua piovana, nella zona del paese, e a sud, in prossimità della muraglia e del sepolcreto greco. Alla luce delle acquisizioni archeologiche di strutture di pietre e capanne neolitiche con focolare, soltanto sull’isola di San Domino, alle pendici del colle dell’Eremita, e per tutto il lato nord ( Cala degli Inglesi, il Vuccolo e Cala Tramontana) sono  visibili i resti di una comunità neolitica operante. Numerosi i reperti di utensili rinvenuti e la varietà di punte e lame, asce e microlame in ossidiana e un quantitativo considerevole di frammenti di manufatti ceramici con decori impressi prima della cottura con le unghie delle dita, con le conchiglie o con la punta di selce. Fondamentale per la ricerca fu il contributo pionieristico del prof. Francesco Zorzi con il resoconto sugli scavi effettuati  nell’area settentrionale del Promontorio del Gargano (Manacore, Peschici, Torre Gusmai, Rodi Garganico) e alle isole Tremiti a 48 anni di distanza dall’epoca della seconda escursione sull’arcipelago del  geologo Squinabol. A lui va il merito dei primi ritrovamenti preistorici delle Tremiti che descrisse in tre diverse riprese: 1895 – 1900 – 1906 a S. Domino e al Cretaccio, asserendo, tuttavia ,che i ritrovamenti principali furono fatti a S. Domino nella località Prato Don Michele per un impianto di vivaio di viti americane.  Si trattava di frammenti di vasi fittili di impasto grossolano, con decorazioni impresse ad unghia, a secco o con gusci di conchiglie, che lo stesso Squinabol avvicinava al tipo di Pulo di Molfetta. Da Prato Don Michele uscirono anche tre asce levigate di pietra verde. Le selci (coltellini, punteruoli, asce), vennero raccolte dallo Squinabol a Cala degli Inglesi. Dalle visite dello Squinabol al suo attuale soggiorno, il prof. Zorzi, annota molti cambiamenti alla fisionomia dell’isola di S. Domino. La ricerca è comunque fruttuosa e le tracce di manufatti preistorici, inclusi oggetti di ossidiana risultò discretamente numerosa. A distanza di oltre mezzo secolo il professor Pio Fumo, appassionato storico delle isole Tremiti pubblica il volume: La preistoria delle isole Tremiti: Il Neolitico, Campobasso, Edizioni Enne srl,1980, 230 p., ill.(3.000 disegni e 25 foto).                                                                                                   La scoperta del villaggio preistorico di Prato don Michele( in S.Domino, isole Tremiti) e le officine litiche di punta del Vuccolo, Cala degli Inglesi, le capanne del Cretaccio e materiale di silicato sparso su S.Nicola, Capraia e Pianosa dimostrano che il livello sociale ed economico raggiunto alle Tremiti non era minore a quello delle altre regioni dell’ Italia  meridionale. Il volume contiene il catalogo completo del materiale ritrovato(selce, ossidiana, ceramica impressa).

In un secondo volume” La caratterizzazione dei materiali ceramici, preistorici delle isole Tremiti mediante dosaggio di elementi in tracce, il professor Pio Fumo elenca la datazione del materiale ceramico neolitico reperito su tutte le isole dell’arcipelago, impresso a unghiate, con lo stecco e con il cardium.

Pubblica infine,  sulla “Rivista di merceologia,v. 19, fasc.1 (genn. – marzo), 1980, Bologna, Cooperativa Libraria Universitaria (labor. Prof. W. Ciusa) le sue Ricerche sulla provenienza dei manufatti di ossidiana delle isole Tremiti.