UNA “LAZZARELLA” TREMITESE A PESCHICI

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Lettera postuma per mia madre

di Maria Teresa De Nittis

Siamo i figli e nipoti di una generazione che sta morendo, in solitudine, senza un ultimo abbraccio ma con lo stesso coraggio e dignità con cui aveva dovuto affrontare sacrifici e privazioni nel periodo bellico e, successivamente fu l’ artefice della ricostruzione di una Nazione devastata, della sua crescita economica e culturale e del benessere del quale siamo i beneficiari. Oggi, 8 maggio 2021, per inaugurare l’attivazione della  Rivista on line Tremiti Genius Loci, già Portale di Tremiti Genius Loci, in segno di riconoscenza, dedico a mia madre, in rappresentanza di tutte le madri che, non sono più con noi,  un breve racconto biografico. Le donne contemporanee di Alba Amalia Sciusco, nata e vissuta a Tremiti hanno rivestito un ruolo fondamentale nella comunità delle isole e nella storia del turismo locale. Senza le loro fatiche e rinuncie, senza  il loro ingegno, operosità e spirito di accoglienza, non ci sarebbe stato un futuro per nessuno di noi. Credo che, questo capitolo, sia un’utile testimonianza di uno spaccato di vita e di costume dell’Italia del dopoguerra; spero possa servire a coinvolgere i cittadini di Tremiti in modo da renderli partecipi, scrivendo alla redazione della Rivista Tremiti Genius Loci nuovi contributi e nuove storie di donne e di famiglie tremitesi.

Si dice che “la mente vede quel che il cuore detta” e il mio cuore di bambina troppo emotiva, mi diceva di stare attenta a difendere sempre qualcosa di prezioso affinchè non mi venisse portato via, o forse di stare a guardia dalle mie stesse paure e dal mio dolore. Il legame con mia madre è stato più sognato che reale e forse l’ho inventato per riappropriarmene a livello fisico e affettivo. Ho scritto un breve capitolo sulla sua vita che, si è conclusa a 62 anni, con la gentilezza nel dare amore e doni agli altri, lei che ne aveva ricevuti veramente pochi.

Alba del silenzio

Sei nata in un’umile stanza, tra i caseggiati fatiscenti della colonia penale, nell’Era del confino di polizia fascista a San Nicola di Tremiti, il 1° marzo 1934. Figlia terzogenita,di Giuliano Sciusco e Tullia Matilde Greco; ti battezzarono col nome Alba, in onore del santo del giorno, Albino di Anger. A fine guerra, con la caduta del regime fascista venne chiusa definitivamente la “prigione sul mare” delle isole Tremiti e la vita, pertanto, si trasferì dall’isola di San Nicola a quella di San Domino, nelle casette del villaggio rurale, edificato per volere del Duce nel 1935. Nella nuova comunità delle isole del primo dopoguerra hai trascorso la tua adolescenza , tutt’altro che agiata, ma più libera e spensierata, fino a quando un trauma ti causò la perdita della vista in un occhio e un’ipoacusia destinata ad aggravarsi con il passare degli anni; queste menomazioni ti condizionarono per sempre e limitarono la tua autonomia, potenziando , però la capacità di “vedere” e di “ sentire” l’energia delle persone e di entrare in empatia con tutti gli esseri viventi. Avevi 17 anni quando ti sei sposata, il 4 Settembre 1951 a Tremiti; della cerimonia in chiesa ci resta la tua fotografia  vestita da sposa con il velo attaccato alla tiara fissata tra i capelli di un bel castano dorato. Non potevi immaginare che, con lo stesso abito nuziale avresti rivestito la piccola bara bianca del tuo figlioletto, qualche anno più tardi nel ’55, spirato tra le tue braccia per una gravissima bronchite capillare. Dopo il matrimonio e un breve intrattenimento con i parenti più stretti, t’imbarcasti con papà per la luna di miele, sul piroscafo Pellestrina, un piccolo natante a nafta verniciato di bianco capace di ottanta passeggeri che, partiva da Manfredonia alle 8 di mattino, toccava Vieste e Peschici, arrivava a Rodi Garganico intorno all’una e proseguiva poi verso le isole Tremiti, ove gettava l’ancora alle 15,30, nel porto naturale chiuso tra San Domino, il Cretaccio e San Nicola, a un centinaio di metri dalle coste; passeggeri e merci prendevano terra con le barche degli isolani e l’approdo avveniva alla marina dell’isola di San Nicola, la capitale delle Tremiti. Al ritorno dal viaggio di nozze a Napoli, Pompei e a Caserta, ospiti per cinque giorni di zia Pietrina, andaste ad abitare a Peschici. Tua suocera, mia nonna, Maria Teresa Maggiano,veniva descritta come una donna rigida e austera provata dall’onere di crescere i figli da sola in tempi di guerra e a causa della vedovanza. Quale prezzo avresti dovuto pagare tu, mia giovanissima mamma, nella speranza di guadagnarti una vita migliore, lontana dalla tua isola, dai tuoi genitori e dalle tue sorelle, Anna, Adua e Cristina?  Tu non parlavi quasi mai del tuo passato, forse semplicemente perché non ci riuscivi, ed io non ho mai osato farti domande. Tuttavia mi raccontasti alcuni aneddoti della tua permanenza a Peschici,  quando restavi sola a governare la casa mentre mio padre andava a lavorare in campagna e tornava al paese la sera con gli altri braccianti. Nelle lunghe ore di solitudine sentivi forte come il vento di scirocco, il rimpianto della tua isola e della tua fanciullezza di bambina timida e taciturna che, cresceva selvaggia, con poche regole e poca istruzione ma bramosa d’amore. Allora le porte del tuo cuore si spalancavano e attraversavano lo spazio del destino; i ricordi volavano lontano al di là dello  sconforto e di quelle ore solitarie, trascorse a pulire la casa e a rammendare. Riuscivi a sentire la brezza marina sulla tua pelle e immaginavi di arrampicarti sugli alberi al pari di un gatto, di rubacchiare un pezzo di lardo o di pane nella bottega dei Carducci. Un giorno, dal pertugio, posto in fondo alla porta di casa, entrò una gallinella distratta, di proprietà dei vicini di nonna Teresa: l’ occasione propizia per procurarsi una buonissima cena per i familiari affamati al ritorno dal duro lavoro. La gallinella spaesata, con una fine già segnata, si sollevava da terra starnazzando con le ali, per non farsi acchiappare, mentre tu, esaltata la rincorrevi a zig-zag per tutta la stanza. Mi hai raccontato che a Peschici le donne quando si pettinavano raccoglievano i capelli dalla spazzola e li mettevano da parte per barattarli col cenciaiolo. In casa non c’era acqua corrente e per gli approviggionamenti bisognava recarsi alla fontana pubblica e non c’erano i gabinetti, si usavano i vasi da notte in lamiera smaltata per i propri bisogni e il pitale cilindrico alto, che consentiva di sedersi e poi veniva chiuso con un coperchio di legno e, a sua volta svuotato in un contenitore più grande. Quando il contenitore era pieno veniva portato in campagna e si versava in una fossa, preparata in precedenza. Quanto imbarazzo avrai provato nel soddisfare le tue necessità fisiologiche! Ecco perché quando scrivesti a tua madre, l’amabile nonna Tullia, di venire a farti solo una visita, lei ti portò via da Peschici e con te si trasferì a Tremiti anche papà. Ora tocca a me farti capire quanto sono stata male per la tua assenza, quanto sia stata capace di resistere allo sconforto. Ora tocca a me prenderti per mano e dirti che, non sei stata mai così importante per qualcuno, quanto lo sei stata tu per me.

Galleria fotografica

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1-Fidanzamento di Alba a Peschici. Foto di gruppo con le cugine di Domenico De Nittis (in basso a sin.) ; Alba in alto a ds.

2-Alba a 17 anni

3-San Nicola, foto di Giovanni Marcone

4-Il Piroscafo Pellestrina,foto di Gabriele Ioimo

5-Pompei,1951, Domenico e Alba con la Madrina di fazzoletto,foto archivio De Nittis

6–Napoli,foto dal web

7-Pompei, Basilica,foto dal web

8-Caserta,la Reggia,foto dal web

9- Peschici 1953, Alba a 19 anni con Maria Teresa neonata in partenza per le Isole Tremiti

10-Le donne del dopoguerra,le italiane negli anni ’50, foto dal web

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