“Vostra Santità Illustrissima et Reverendissima… con due parole sue se degni aiutarli facendo buona relatione di quella religione, della cui fede et constatatione non accasca dubbitare…”

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Grazie al prezioso contributo offerto dal dottor Ivan Cosmai alla Rivista Tremiti Genius loci, possiamo aggiungere con soddisfazione altre fonti utili per approfondire la storia delle isole Tremiti: La lettera inviata dal vescovo di Alba, Marco Girolamo Vida, una chiara richiesta di soccorso all’influente cardinale arcivescovo di Canterbury  a favore dei confratelli Canonici Regolari Lateranensi del “monasterio de Sancta Maria di Tremiti” per salvaguardarne la reputazione e scagionarli da calunnie infondate sui traffici e disordini amministrativi ed economici dell’abbazia “del mare Adriatico nel Regno di Napoli”.

Trascrizione dal regesto della missiva del vescovo di Alba  Marco Girolamo Vida indirizzata al  Cardinale Reginald Pole,  Cremona, 23 gennaio 1558. (Lettera conservata negli archivi della british library di Londra).

Illustrissimo et Reverendissimo Sancto patre mio colendissimo

La congregatione de canonici regolari d’Italia, religiosi osservantissimi da centinaia d’anni sin hora

hano tenuto il monasterio de Sancta Maria di Tremiti sopra un scoglio del mare Adriatico nel Regno di Napoli verso la Puglia con buon numero di loro, con tanta fama di santità  come forse ancho vostra Signoria Illustrissima et Reverendissima alla fiata ha potuto intendere. Hanno oltre ciò ancho tenuto quel luogo à spese sue tanto ben munito et a l’Ordine che per quante guerre et eserciti de nemici siano passati in quel regno, non l’hano mai potuto espugnare, né robbare; et sempre sono stati fideli prima alla Maestà del Re catholico, poi alla cessione ultimamente à sua Maestà Regia, come puote vedere in quel tempo che Locecco Francese prese tutto il regno da Napoli in poi et questa Isola. Hora questi spagnoli omni isoli hano fatto ogni conato per mandargli una brigata di loro, se crede più per espiharla, che per guardarla, di che vedendosene i buoni religiosi sono iti sempre procastinando et hano più presto con effetti che con parole recusato di lassar profanare quello santissimo tempio et luogo, confidandosi che nostra Signora dal cielo li darebbe aiuto sofficente per defenderlo com’ha sempre fatto nel passato sin hora e perché dubbitano di qualche calumnia che sia loro data e appresso su Vostra Maestà mandano due religiosi ad iscusarse et à pregare quel benignissimo Re nostro, che non permetta  quel santo luogo sia concalcato da piedi profani ma sia lasciato in custodia della Regina Celeste, e di quella religione, da guai è stato defeso et custodito in hora et seculis spese dè Sua Maestà. Ho scritto tutte queste storie a Vostra Santità Illustrissima et Reverendissima acciò se accorresse et Sua Maestà venesse in quel Regno venendoce ancho quelli due mandati dalla religione con due parole sue se degni aiutarli facendo buona relatione di quella religione, della cui fede et constatatione non accasca dubbitare havendone le prove di tanti anni, quanto più posso prego Vostra Signoria Illustrissima et Reverendissima perché lo faci, che oltre chella farà opera gratissima a Dio, io anche si quid ad “rem spectantem “ ne le restario con infinito obligo, et hora quanto più posio me recorderò de sua buona gratia. Dio la conservi et prosperi.

In Cremona alli vigesimo tertio de Gennaro de millesimo quingentesimo quinquagesimo octavo.

 

 

Dopo la distruzione dell’abbazia-fortezza di San Nicola violata dalla pirateria e il massacro dei monaci Cistercensi, le isole Tremiti rimasero deserte per circa sessant’anni (1356-1413) fino al 1412 quando, su proposta del cardinale commendatario Giovanni Dominici, detto Giandomenico, la custodia e il restauro del monastero, sotto la guida del venerabile Leone Gherardini di Carate venne affidata ai Canonici Regolari Lateranensi di S.Frediano di Lucca. L’Ordine fondato dall’evangelista S.Marco adottò le Regole mistiche dettate da S.Agostino.

I nuovi custodi della decadente abbazia di San Nicola eseguirono opere nuove: cisterne di raccolta di acqua piovana, nuovi muraglioni con torrioni, quattro possenti bastioni di pietra, portici di “regale sontuosità”, il dormitorio nuovo, le torri di avvistamento lontano nell’isola di S.Domino, granai e magazzini per viveri, le prigioni, il ponte levatoio con saracinesca, l’officina per lavorazioni del ferro e delle armi, la fattoria nella piazza antistante la chiesa, la foresteria e l’ospedale, l’alloggio per il medico, il forno, la scuola per i giovani e i conversi, l’armeria e l’artiglieria, il deposito di munizioni, la sartoria, la saracinesca in ferro di S.Nicolò, l’ardito sperone del torrione di S.Nicola, l’approfondimento della tagliata iniziata dai Benedettini e proseguita dai Cistercensi, oltre alle opere di fortificazione dell’isola, ripristinandola ad una inespugnabile fortezza.

 Nel 1465 la potenza economica e religiosa dei Lateranensi era tale che tra i molti privilegi ottennero quello di porre l’abate di S. Nicola in diretta ed esclusiva dipendenza dal Papa e l’assegnazione del titolo di “Principe di Tremiti, di Sant’Agata, di Civita a mare,ecc..

 Persino l’esportazione delle derrate fuori delle isole beneficiava della franchigia concessa da re Ferdinando I d’Aragona e confermata da re Ferdinando II nel 1495.

Nel 1535 Papa Paolo III (eletto nel 1534 – morto nel 1549), mecenate dell’arte che nominò Michelangelo “architetto a vita” della basilica di S. Pietro ed approvò la celebre Compagnia di Gesù, concesse ai monaci di amministrare la giustizia e prescrivere torture e supplizi ai malfattori. Nel decennio 1564-1574, le spese militari per la difesa della fortezza raggiungevano livelli elevatissimi tanto che i monaci furono costretti a vendere le proprietà terriere in continente.

Storica è l’incursione dell’agosto 1567 da parte della flotta  turca del Gran Sultano, respinta per la coraggiosa determinazione dei monaci e dei soldati dell’abbazia al comando di Dionigi da Milano e dell’abate Marco da Piacenza. Tuttavia i proventi delle vendite non bastavano a pagare i debiti e i monaci avviarono trattative, inconcluse per la vendita delle isole alla Spagna.

La lettera del vescovo di Alba Marco Girolamo Vida al Cardinale Reginald Pole, si può inquadrare in questo particolare periodo storico di disordini economici nel monastero di Tremiti e la revoca ai monaci di amministrare autonomamente le proprietà nel Gargano e nella Capitanata. Ai Lateranensi di S. Nicola venivano attribuite le accuse di esercitare contrabbando di viveri destinati al convento con i pirati dalmati.

Più tardi il canonico spagnolo Di Ribera riuscirà a dimostrare, l’infondatezza delle accuse di contrabbando e ad ottenere dal vicerè di Napoli Pedro Giron la revoca del parziale “embargo”.

Nei secoli successivi perdurano le minacce piratesche in Adriatico che non daranno tregua alla comunità di religiosi e laici che, pur non arrendendosi mai, saranno allo stremo della capacità di resistenza fino a quando nell’ottobre 1737 Carlo III di Borbone diventato re di Napoli s’impossesserà delle isole inviandovi un presidio armato. Lo stato giuridico delle isole verrà riconfermato nel 1781 con la soppressione dell’abbazia da Ferdinando IV e la fine del potere religioso sull’arcipelago e al comportamento discutibile dei Canonici, in fin dei conti simile a quello dei due Ordini che li avevano preceduti per circa otto secoli.

Tuttavia, sappiamo che lo spirito del male assumerà le sembianze della dinastia borbonica che trasformerà le isole in luogo di punizione e sofferenze.

Del monastero e del Tempio di Santa Maria e  dei monaci Lateranensi resta a tutt’oggi scolpita sul portico di levante la scritta:”Eterni sono questa casa e questo tempio qualunque sarà il destino del resto del mondo”.

Redazione Tremiti Genius Loci

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1-2 – Lettera di Marco Girolamo Vida Vescovo di Alba al Cardinale Reginald Pole  datata Cremona, 23 gennaio 1558. https://www.bl.uk/manuscripts/Viewer.aspx?ref=add_ms_35830_fs001r#

3- Marco Gerolamo Vida (Marco Antonio), nacque a Cremona, intorno all’anno 1480, morì ad Alba il 27 Settembre 1566. I genitori Guglielmo Vida e Leona Oscasale appartenevano entrambi a famiglie patrizie di Cremona di modeste condizioni economiche ma che gli consentirono di studiare filosofia e teologia . Fu discepolo di Nicolò Lucari, famoso umanista , successivamente proseguì gli studi a Mantova dove era fiorente la scuola fondata da Vittorino Feltre nel 1425. Sempre a Mantova, Vida entrò nell’Ordine dei Canonici regolari. Scrisse in lingua latina la“Cristiade” sulla vita di Cristo, il “De Bombyce”,un poemetto sui bachi da seta, anch’esso dedicato alla marchesa di Mantova Isabella d’Este  “Scacchia Ludus”, un poemetto didascalico in eleganti esametri di ispirazione virgiliana di 658 versi conosciuto come “Scaccheide” che, nella sua traduzione in versi italiani, significa “il gioco degli scacchi”. Il 6 febbraio 1533 Marco Gerolamo ricevette la nomina a vescovo di Alba. Si recò ad Alba soltanto nel 1535; ma da allora si dedicò interamente alla propria missione pastorale.Partecipò al Concilio di Trento, dove si recò nel 1545 ospite del cardinale Cristoforo Madruzzo.Negli ultimi anni della vita fu solerte collaboratore di Carlo Borromeo. Morì ad Alba il 27settembre 1566.

4- Ritratto del cardinale Pole,opera postuma di Willem vande Passe del 1620.

Reginald Pole (Stourton Castle, 3 marzo 1500 – Lambeth, 17 novembre 1558) cardinale e arcivescovo cattolico inglese, tra i maggiori protagonisti dell’età della Controriforma.


5-Ortelius  Abraham(1528-1598)

Regni neapolitani verissima secundum antiquorum et recentiorum tradizione descriptio,Pyrrho Ligorio auct. La carta del Regno di Napoli inserita in tutte le edizioni del Theatrum Orbis Terrarum di Ortelius, a partire dalla prima del 1570, deriva dalla carta di Pirro Ligorio edita a Roma da Michele Tramezzino nel 1558 e successivamente ristampata dal De Cavalleris, sempre a Roma.( Libreria antiquarius).