S. Nicola-Interno del Santuario S. Maria a Mare

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1470

La chiesa di S. Maria a mare consacrata nel 1045 dal vescovo di Dragonara Almerado ha tre navate terminanti con le absidi. L’ingresso è preceduto da un doppio e profondo atrio (nartece), tipico nelle antiche chiese romaniche, con una loggia al piano superiore e originariamente concluso da un presbiterio tripartito, profondo due campate, che riprendeva lo schema del nartece. Attualmente la zona si presenta nella forma rimaneggiata dopo il 1255, con un ampio coro gotico voltato a crociera costolonata. L’originalità dell’impianto planimetrico è dovuta a una vasta aula quadrata centrale, che presenta su ciascun lato tre arcate cieche che inquadrano altrettanti archi passanti di minore altezza sormontati da monofore. I pilastri che li sostengono hanno forma polilobata con due semicerchi ai lati di un nucleo quadrato. Un grande arco trionfale a sesto acuto segna il passaggio al coro (ancora visibile l’antica abside centrale). La navata centrale è coperta a tetto spiovente con capriate, i cui resti si notano ancora tra le fessure del sottostante soffitto ligneo settecentesco, sul quale è rappresentata la Vergine Maria nella apoteosi della sua Assunzione al Cielo. Il tutto è su una pianta di m. 29 x 18 . La chiesa si ispira ai modelli architettonici occidentali di area germanica, in passato assimilabile agli edifici bizantini. Il tappeto musivo quadrangolare centrale è quasi intatto (XI sec.) , mentre altri frammenti sono dislocati in vari punti del tempio: nell’ area presbiteriale, ai lati dell’altare maggiore, si rilevano due cervi che si affrontano con grandi corna ramificate su un fondo decorato con tralci vegetali stilizzati. Nella parte inferiore due elefanti con torri sul dorso, nell’ atto di sollevare con le proboscidi sfere di colore grigio, su uno sfondo composto da volute di racemi simile al precedente.

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Al centro del presbiterio si rilevano frammenti di cornice e alcuni resti di due piccoli tondi, uno dei quali contiene un grifo; un altro più grande, al centro dell’abside contiene un fiore a sei petali. Nel vano centrale è visibile una grande composizione con motivi decorativi a palmette con cinque foglie che si contrappongono e si annodano formando cinque cerchi in un quadrato. Nel cerchio centrale è racchiusa la figura di un grifo alato, mentre nei cerchi minori sono contenuti degli uccelli. Interpretati, da taluni storici, come “aves Diomedeae”, cioè le arenne acquatiche che ancora oggi vivono sulle isole. Negli spazi tra i cerchi vi sono piccoli pesci. Nella campata a ovest del vano centrale in un tondo incorniciato da un tralcio di foglie stilizzate, è parzialmente visibile un’aquila con le ali spiegate. Nella navata meridionale è evidente un decoro costituito da quadrati, disposti a scacchiera. Sotto i gradini del presbiterio, infine è visibile il prosprtto e la criniera di un leone.. L’aquila, il grifo e il leone, simboleggiano la grandezza di Cristo. I due cervi, anime ansiose di unirsi a Dio. I due elefanti, abitatori dell’Eden e pertanto indenni dal peccato originale, sono ammessi alla felicità eterna. Il mosaico si distingue per la ricerca di effetti naturalistici e volumetrici, le piccole tessere di un cm. di lato sono di marmo bianco pentelico, giallo di Siena, palombino di Subiaco, nero di Mattinata disposte ad opus tesselatum, alternate a piccoli inserti di opus sectile.Oltre al Crocefisso dell’XI sec. e il Grande Polittico del XV sec. di legno scolpito nella Chiesa di S. Maria vi erano, come ricordano le cronache, altre opere di grande valore.