L’olio “sì dolce” di San Domino e la Fede di “Mimino”

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di Maria Teresa De Nittis

Dal manoscritto in latino del 1508 di Benedetto Cocorella di Vercelli, Canonico Regolare della Congregazione Lateranense,”Tremitanae olim Diomedeae Insulae accuratissima descriptio”, apprendiamo che, la coltivazione dell’olivo occupava un posto di rilievo tra le varietà di alberi presenti in quell’Orto di Paradiso che, certamente si trattava di  olivo selvatico o oleastro, piante che esistevano da molto tempo e l’olio prodotto era (1)“sì dolce, che a quello di Venafrë può adeguarsi…”. Malgrado la ricchezza originaria delle coltivazioni e delle risorse naturali, nei secoli successivi scomparvero quasi del tutto gli orti, le vigne, gli oliveti e i frutteti. In epoca fascista, ci fu una ripresa delle attività agricole, seppure limitata ad una foraggiera o leguminose da granella, in genere fave e ceci; nel dopoguerra con le nuove vocazioni di carattere turistico e residenziale il declino del paesaggio agricolo sull’isola di San Domino, fu definitivo, si assiste a un avanzamento della pineta e della macchia a lentisco, e all’inasprimento della natura che si rimpossessava dei terreni rimasti incolti con una vegetazione spontanea di tipo erbaceo. Sul finire degli anni settanta, Domenico De Nittis, nativo di Peschici ma Tremitese di adozione, dopo aver eseguito la sistemazione e la preparazione di un terreno a nord-est di San Domino ( zona Tramontana) e tracciati i filari, per impiantare un vigneto, per proteggerlo dalle avversità climatiche, in particolare dal freddo e dai venti salmastri utilizzò come pianta frangivento l’olivo Cipressino, una delle migliori qualità della nostra penisola, di origine pugliese, come cultivar a duplice attitudine: ad uso frangivento e da olio. L’obiettivo di Domenico De Nittis, chiamato affettuosamente dai nativi, “Mimino” era la rinascita della coltivazione della vite e dell’olivo. Oggi la coltivazione dell’olivo a San Domino è in crescita, seppure la produzione dell’olio è in quantità ridotta ad uso familiare, è di ottima qualità. E’ un olio di colore giallo brillante con leggere sfumature verdi e profumi mediterranei. Il gusto è solare, pieno e maturo, quasi dolce, che termina con un tipico sentore di mandorla. Adatto per le verdure in pinzimonio e sulle insalate di mare. L’opera di “Mimino” può essere indicata come un esempio pioneristico,e costituisce un felice e interessante ritorno per le colture dimenticate, a ricordare, difendere, tutelare la biodiversità, la frutticoltura promiscua cara agli orti dei badiali, e la loro grande ricchezza. Sulla lapide sotto la quale è seppellito “Mimino”, a San Nicola è stato inciso un albero d’olivo e un toccante epitaffio.

(1)Venafro (Venafrë in dialetto locale) provincia di Isernia, in Molise.

Nella galleria fotografica: Domenico De Nittis, potatura primaverile dell’olivo; San Domino, i Terreni a Nord-Est coltivati a oliveto e vigneto.

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