“Chi ara l’olivo,chiede il frutto;
chi lo concima, lo prega di darlo;
chi lo pota, lo costringe a darlo.
(Columella:Res Rustica, V,9.15)
Premesso si debba ritenere più probabile l’origine della specie là dove maggiore è l’area allo stato selvatico, spontaneo, da cui possa essere discesa la pianta coltivata, tenuto conto dei dati storici e delle voci attribuite all’olivo selvatico e a quello coltivato dai popoli più antichi, A. De Candolle, ritiene che non si debba assegnare all’Africa (Eritrea-Egitto), come taluni dichiarano, la patria dell’olivo, bensì all’Asia Minore. Qui appunto i Greci presero per tempo cognizione di quest’albero, cui diedero il nome speciale di yaìa che i Latini fecero olea. Probabilmente l’olio venne introdotto dall’Asia Minore in Grecia, dove si diffuse verso occidente. L’antichità di quest’albero viene indicata da varie fonti: si vuole che esistano impressioni delle sue foglie nel Pliocene del Mongardino e persino nelle marne argillose del miocene superiore, a Gabbro presso Livorno. L’olivo è ricordato dalla Bibbia, dalle leggende mitologiche, dagli scrittori greci, a cominciare da Omero ed Erodoto, e romani; fra questi Columella lo proclamò”primo fra tutti gli alberi”. I Greci ebbero una specie di culto per l’olivo e lo considerarono pianta sacra a Minerva. I Romani lo tennero in gran conto quale pianta molto utile e con i suoi ramoscelli intrecciarono, insieme con l’alloro, corone per i cittadini meritevoli della patria. Sulla diffusione successiva dell’olivo coltivato si sa che per opera delle colonie greche sarebbe stato portato nella penisola Salentina, in Calabria, in Sicilia, nella penisola Iberica e nel resto dei paesi del bacino del Mediterraneo. Lo sviluppo assunto in seguito dall’olivo coltivato nelle singole regioni venne influenzato dalle vicende climatiche e politiche, specie in conseguenza delle varie imprese guerresche e dominazioni barbare o civili. Comunque l’incremento maggiore nei paesi del Mediterraneo si sarebbe verificato dal 1600 in poi e solo verso la fine del sec. XVIII si diffuse nel continente americano per opera dei missionari spagnoli, in California, passando in pochi altri stati del centro e del sud; e nel sec XIX venne introdotto dai coloni inglesi nell’Australia meridionale. In Italia dai primi secoli della fondazione di Roma l’olivo venne espandendosi dal sud verso il nord, incrementandosi nel complesso prima dell’epoca della guerra mondiale. Fin dall’antichità l’olio d’oliva fu utilizzato non solo come alimento pregiato, ma anche come medicamento. Galeno lo riteneva utile per combattere i dolori intestinali e lo consigliava agli atleti per ungersi il corpo perché, oltre a facilitare la lotta nell’evitare la presa dell’avversario favoriva il tono muscolare. Dioscoride riferisce”l’olio comunemente scalda, mollifica il ventre, preserva il corpo dal freddo e spegne la mordacità delle medicine ulcerative”. L’olio d’oliva era anche indicato nelle cure di bellezza femminili, proteggendo la pelle dall’invecchiamento. Si adoperava inoltre per il mal di testa, contro la forfora, la scabbia, la caduta dei capelli e inoltre se bevuto caldo attenuava i dolori renali e colici. L’olio d’oliva, nel corso dei secoli fino ai giorni nostri ha sempre più affermato il suo valore di alimento-medicamento presentandosi al vaglio della scienza come il grasso più equilibrato e meglio tollerato dall’organismo, dimostrando i reali valori biologici e terapeutici legati ad un’ottima digeribilità, ad una efficace azione di stimolo sulle funzioni epato-biliari, ad una riduzione dei livelli del colesterolo nel sangue ed a una perfetta compatibilità con una vita sana e longeva. L’olivo si può propagare per semi e per parti di pianta. Per semi: dai noccioli delle olive domestiche si ricavano gli olivastri spontanei e gli olivini d’allevamento. Gli olivastri spontanei provengono dai noccioli delle olive domestiche disseminate dagli uccelli o dispersi a terra sotto gli olivi e germinati spontaneamente qua e là nei luoghi incolti. Talora gli olivastri si trovano in raggruppamenti considerevoli e formano dei veri boschi variamente fitti e disordinati, come sui monti del Gargano, nella Maremma, in Sardegna…
Gli olivini d’allevamento si ottengono dalla semina artificiale dei noccioli di oliva e sviluppati in vivai appositi e innestati con le varietà migliori. Per parti di pianta. – Varie parti dell’olivo sono da tempi remoti utilizzate per la sua moltiplicazione e si può dire che i tre quarti almeno degli oliveti coltivati sono stati così creati. Gli ovoli sono dei rigonfiamenti tondeggianti che si trovano nel fusto e nelle piegature delle grosse radici. Vengono staccati dalle piante e piantati a fine marzo. I polloni sono ovoli germogliati sulla pianta. Le talee sono pezzi di rami, lisci, a scorza grossa e tenera, che per lo più si ricavano dalle potature. Si possono utilizzare anche altre parti della pianta, come le talee ramificate, pezzi di piccoli fusti, di radici; ma questi modi di moltiplicazione sono più o meno difettosi. L’olivo è di lento accrescimento, a seconda del clima, del terreno, impiega dai 30 ai 40 anni per raggiungere il completo sviluppo o, come si dice, il periodo di stazione; il quale si prolunga da uno a vari secoli. Le foglie sono, come i rami, opposte e decussate, cioè a verticilli alterni. Si cambiano, ogni tre anni e quindi l’olivo è una pianta sempreverde. Il frutto si sviluppa fra la primavera e l’estate e matura, cioè s’inolia fra l’autunno e l’inverno, dopo aver accumulato una data somma di calorie.
L’OLIO D’OLIVA costituisce uno degli elementi più importanti della produzione agricola, specie dei paesi olivicoli del bacino mediterraneo, sia dal lato della quantità sia da quello della qualità e del traffico commerciale. L’industria dell’estrazione dell’olio dai frutti e dai semi delle piante oleifere è generalmente indicata col termine di oleificio. Le operazioni per l’estrazione dell’olio dalle olive si susseguono da quelle preliminari della raccolta, del trasporto ai locali dell’oleificio e della conservazione delle olive, dalla cui buona esecuzione dipende in gran parte la bontà dell’olio da ricavare; e quelle dell’estrazione vera e propria, e cioè la molitura e la pressione delle olive stesse, la separazione dell’olio dall’acqua di vegetazione e la purificazione. Fanno seguito quelle relative all’immagazzinamento e conservazione dell’olio e all’utilizzazione dei residui dell’estrazione.
Nella galleria fotografica: Editto del 1621 del duca di Savoia per l’esportazione dell’olio d’oliva; frantoio ipogeo di Gallipoli; antico tornio per le olive; bassorilievo di un frantoio oleario; monete ateniesi (Tetradracme 450 a.C.) con la testa di Athena e i simboli della civetta e del ramo d’ulivo; moneta col ramoscello d’olivo del 1946, da 10 lire della Repubblica Italiana.