R. P. L. Gabriel Fiamma, “Le Rime spirituali”

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1671

Non si possiedono antologie di opere di autori, che testimonino una tradizione poetica locale, anche se noti scrittori e, meno noti, visitatori occasionali si sono ispirati alle Tremiti, già in tempi remoti attratti dagli scenari selvaggi e d’incomparabile bellezza delle isole Diomedee. Da uno studio di Ivan Cosmai, ricercatore di storia tremitese, riemergono velate come un sogno  “Le Rime spirituali” del 39° Sonetto, composte dal Reverendo Padre Laternense Gabriel Fiamma”, giungono a noi, uomini del Terzo Millennio, dopo 450 anni, in tutta la loro bellezza e straordinaria modernità. Il poeta Gabriel Fiamma, un Religoso della Congregazione attiva in quegli anni nell’abbazia delle Tremiti ed ivi di passaggio durante uno dei suoi viaggi nella Penisola, è una creatura sola dinnanzi al paesaggio che si presenta estremo, e al mare di Tremiti; un mare inquietante come le sue leggende omeriche, ma luogo ideale nel quale ancora oggi, troviamo la giusta calma per la riflessione; è il simbolo stesso del moto dell’anima, con i suoi tormenti, dubbi, patimenti sofferti.

Le Isole Tremiti nelle “Rime spirituali del R.D. Gabriel Fiamma”
anno 1570

Sonetto XXXIX
Questo mar, questi scogli, e queste arene
Hanno gran somiglianza col mio male:
Ch’un numero d’affanni, e pene, uguale
A quel di questa sabbia, il cor sostiene;
E tal durezza di pensieri tiene
La mente in se, che non l’hà uno scoglio tale,
E, come fosse un mar, sempre m’assale
Hor vento di paura, hora di spene.
Come l’arena, sterile, è l’ingegno:
Arida l’alma, come un nudo scoglio:
Torbido il cor, come turbato mare.
Sempre di lagrimoso humor son pregno:
Ne mi move del mondo ira, od orgoglio:
E le dolcezze son tutte amare.

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