“Damnatio memoriae” e l’archeologia perduta delle Isole Tremiti

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di Maria Teresa De Nittis

La “Toppa di Caino” divide a nord la banchina di S. Domino dalla cala delle Arene a sud.

Al tempo dei badiali sulla toppa c’era una gran croce di legno. Al suo posto venne issato un traliccio di ferro a sostegno della conduttura elettrica che collegava Cretaccio – S. Nicola.

 Il 30 giugno 2011 sul monticello venne posizionata l’opera scultoria, “guerriero di bronzo” o “Guardiano Acheo”, commissionata da Lucio Dalla all’artista Michele Circiello, e donata alle isole Tremiti. La Croce di legno dei badiali stava ad indicare nell’ambito monastico un centro importante di spiritualità religiosa già dal XVI sec. ai numerosi pellegrini, naviganti di popolazioni vicine, lontane e straniere che“facevano vela” per le isole Diomedee non solo per motivi di commercio e di momentanea sosta, ma spinti dalla devozione mariana. La scelta di porre la croce in cima alla Toppa denominata “Caino”, voleva essere testimonianza della storia sacra nel racconto dell’uccisione di Abele da parte del fratello Caino e un monito al rispetto della vita umana che è sacra, all’amore per il prossimo, come impone il quinto comandamento del Decalogo a « Non uccidere » (Es 20,13) e nel discorso della montagna il Signore richiama il precetto: « Non uccidere » (Mt 5,21) ; vi aggiunge la proibizione dell’ira, dell’odio, della vendetta. Ancora di più: Cristo chiede al suo discepolo di porgere l’altra guancia, di amare i propri nemici. Egli stesso non si è difeso e ha ingiunto a Pietro di rimettere la spada nel fodero. “Cancellare culture, letteralmente significa cultura della cancellazione”. Oggi abbiamo perso l’ultimo simbolo di umanità proprio per la crisi di valori in cui viviamo. La Croce del Cristo oggi più che mai doveva ergersi a garanzia della difesa dei diritti umani, di accoglienza e di pace anche nelle nostre isole. Premesso tutto ciò, continuiamo il nostro itinerario archeologico e raggiungiamo la spiaggetta arenosa, attualmente sofferente a causa dell’incremento dell’erosione costiera e stravolta nei mesi estivi da ombrelloni e sedie a sdraio per quel turismo vicinale di massa mal gestito. E’ lunga circa 200 metri, il fondale si prolunga da 15 a 20 metri. Ad ovest è limitata da una grande muraglia di scogli, munita di accesso ad una grandiosa cabina naturale scoperta,  ribattezzata dagli isolani “O bagn’’e femmine”, il lido cioè in cui le donne potevano trovare paraventi di roccia che le proteggevano dagli sguardi indiscreti. Altre pareti di roccia a picco coronate di pini completano questa caratteristica e suggestiva opera della natura. Un tempo semideserta era una vera e propria visione carezzata dalla brezza e lambita dal mare. Era come se la natura avesse voluto presentare un campionario dell’ isola di San Domino, che apre a tutt’oggi anche al pendolarismo con questa invitante laguna e chiude il suo confine con la “sommità dell’Eremita” e il favoloso “Appicco delle Diomedee”. Nel suo Isolario del 1696 Padre Vincenzo Coronelli cosi descrive l’incavo naturale nel fianco roccioso dell’arenile oggi di proprietà della famiglia Pica e usato per decenni come cabina ad uso spogliatoio per le bagnanti:

:”Nella parte Occidentale vedesi una Grotta assai grande sul Lido del Mare, che gli Isolani chiamano Grotta Monetaria, essendovi opinione che servisse di Zecca agli antichi Dominanti, mentre vi furono state scoperte monete di metallo e diverse incudini consumate ed altri stromenti per batterle. Tuttavia entrando visi da due porticelle cavate nel Sasso trovasi un concavo a similitudine di Volta scurissima e vi si vedono molte ceneri, pezzi di pentole e diversi vasi di terra. Fra i scogli che la circondano si raccoglie sale a sufficienza per tutto l’anno, naturalmente prodotto dall’acqua marina che fermatasi su i lidi de’ scogli stessi e condensata con la spuma che sopragiugne e con la rugiada diviene sale bianchissimo e meno acuto d’ogni altro”. Ponderando sulla descrizione del Coronelli si potrebbe ipotizzare che la Grotta Monetaria sia stata un’antica testimonianza dell’arte preistorica sull’isola e il suo deposito del tutto asportato nel corso dei secoli. In merito, Nicola Parisi nell’articolo pubblicato in: “Mondo Archeologico” del 27 maggio 1978 descrive “Due stazioni neolitiche del Gargano: “La nostra regione(il Gargano” fu maggiormente interessata oltre che dalle migrazioni soprattutto dagli scambi commerciali e quindi socioculturali con gruppi dell’opposta sponda adriatica, favoriti oltre che dalla topografia della regione dalle Isole Tremiti che permettono una non difficile traversata del mare che separa le opposte sponde. Tra i maggiori insediamenti neolitici del Gargano meritano rilievo quello di Coppa Nevigata, di Prato Don Michele alle Tremiti, e di Grotta Scaloria,data la loro importanza in questo periodo. Il materiale fittile ritrovato s’inquadra tra la fine del Neolitico Medio(frammenti con decorazione incisa a triangoli e taglietti) e in parte(frammenti recanti graffiti a cotto) si inquadra nella fase denominata Prato Don Michele (Isole Tremiti). Il materiale rinvenuto presso Macchia di Mare si inquadra, invece, o nella fase di Prato Don Michele(Tremiti) oppure nella fase di Ripoli. Il perdurare della civiltà campignana certamente fa escludere una economia agro-pastorale. Presuppone piuttosto l’esistenza di un’intensa attività commerciale tra gli abitanti del Promontorio del Gargano e quelli del Tavoliere e dell’opposta sponda adriatica, imperniata sullo scambio della selce e del legname…”.

Dal 1895 al 1906 il geologo Squinabol (S. SQUINABOL, Ritrovamenti preistorici alle Isole Tremiti e sull’isola Pianosa, in Bollettino di paletnologia italiana, XXXIII, 1907, p. 1) effettuò effettuò numerose ricerche a testimonianza dell’insediamento                                                                            

 umano alle isole Tremiti con rinvenimenti di vasi di terracotta grossolanamente decorati, armi in pietra,asce,piccoli strumenti seghettati e taglienti, ossa, mandibole, denti probabilmente di ovini. Alla fine degli anni Quaranta il professor Zorzi del Museo Civico di Storia Naturale di Verona trovò reperti costituiti da oggetti di roccia vulcanica, detta anche “vetro vulcanico”, nota con il nome di “ossidiana” con essa nel Neolitico si fabbricavano armi ed utensili ( F.ZORZI, Note Paletnologiche relative al Promontorio Garganico e alle Isole Tremiti e raffronti con l’Industria “Campignana del Veronese, Estratto dalle Memorie del Museo Civico di Storia Naturale di Verona,Vol.II, 1950, pp.219 – 240, 6 tavv.,Verona, La Tipografica Veronese, 1950).

Il prof. Francesco Zorzi pubblicò il suo resoconto sugli scavi effettuati  nell’area settentrionale del Promontorio del Gargano (Manacore, Peschici, Torre Gusmai, Rodi Garganico) e alle isole Tremiti a 48 anni di distanza dall’epoca della seconda escursione sull’arcipelago del  geologo Squinabol. A lui va il merito dei primi ritrovamenti preistorici delle Tremiti che descrisse in tre diverse riprese: 1895 – 1900 – 1906 a S. Domino e al Cretaccio, asserendo, tuttavia ,che i ritrovamenti principali furono fatti a S. Domino nella località Prato Don Michele per un impianto di vivaio di viti americane.  Si trattava di frammenti di vasi fittili di impasto grossolano, con decorazioni impresse ad unghia, a secco o con gusci di conchiglie, che lo stesso Squinabol avvicinava al tipo di Pulo di Molfetta. Da Prato Don Michele uscirono anche tre asce levigate di pietra verde. Le selci (coltellini, punteruoli, asce), vennero raccolte dallo Squinabol a Cala degli Inglesi. Dalle visite dello Squinabol al suo attuale soggiorno ,il prof. Zorzi, annota molti cambiamenti alla fisionomia dell’isola di S. Domino. La ricerca è comunque fruttuosa e le tracce di manufatti preistorici, inclusi oggetti di ossidiana risultò discretamente numerosa. L’opera del prof. Zorzi contiene una ricca bibliografia di pubblicazioni a carattere archeologico datate dal 1878 al 1949.

Il prof. P.FUMO completò e portò a termine le ricerche effettuate dai professori,antesignani dell’archeologia alle Tremiti con una serie di pubblicazioni delle quali ho redatto un’accurata bibliografia.

La preistoria delle isole Tremiti: Il Neolitico, Campobasso, Edizioni Enne srl,1980, 230 p., ill.(3.000 disegni e 25 foto)

La scoperta del villaggio preistorico di Prato don Michele( in S.Domino, isole Tremiti) e le officine litiche di punta del Vuccolo, Cala degli Inglesi, le capanne del Cretaccio e materiale di silicato sparso su S.Nicola, Capraia e Pianosa dimostrano che il livello sociale ed economico raggiunto alle Tremiti non era minore a quello delle altre regioni dell’ Italia  meridionale.

 Il volume contiene il catalogo completo del materiale ritrovato(selce, ossidiana, ceramica impressa).

La caratterizzazione dei materiali ceramici, preistorici delle isole Tremiti mediante dosaggio di elementi in tracce, Pavia, labor. Prof. V. Rigante.                                              

Datazione del materiale ceramico neolitico reperito su tutte le isole dell’arcipelago, impresso a unghiate, con lo stecco e con il cardium.

Ricerche sulla provenienza dei manufatti di ossidiana delle isole Tremiti, estratto da:

Rivista di merceologia,v. 19, fasc.1 (genn. – marzo), 1980, Bologna, Cooperativa Libraria Universitaria (labor. Prof. W. Ciusa). 

Ricerca scientifica sulle fonti mediterranee dell’ossidiana.

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1-2-3- Il porticciolo di S. Domino visto dalla pineta soprastante. Volgendo lo sguardo in basso si nota il promontorio giallastro, conico ovvero la Toppa di Caino, la bassa costruzione che si scorge era adibita ad alloggio delle guardie carcerarie di vigilanza (oggi bar- ristorante “Il Pirata”) in prossimità della spiaggia arenosa e il fabbricato della centrale elettrica  con il suo serbatoio d’acqua, posto a sinistra della strada rotabile che porta alla parte superiore dell’isola. Dalla salita di si ha modo di ammirare il bellissimo panorama del Cretaccio e di S. Nicola..

Foto storiche tratte da: la Memoria dello sguardo, Il Paesaggio delle Isole Tremiti,L’archivio fotografico di Marco Ferrara”, Edizioni Thyrus, 2012, 200 p., fotografico.

4- Spiaggia di S. Domino. La spiaggetta delle Arene, disposta alle spalle del piccolo approdo intorno a uno specchio d’acqua pulita e trasparente verde o celeste a seconda dell’ora. Questa spiaggia dalla sabbia finissima, un tempo era un luogo discreto con pochi segni di vita.

5- Spiaggia di S. Domino. Si nota con chiarezza il crescente flusso turistico, attivo e concentrato soprattutto nella zona del porticciolo di S. Domino, punto di approdo sin dall’antichità e di commercio con le altre isole e la terraferma. Nello sforzo comune di crearsi un migliore avvenire con l’industria turistica i nativi, seppure lentamente trasformeranno totalmente l’habitat naturale.

Le modifiche nel paesaggio incominciano con gli ampliamenti di fabbricati preesistenti e l’aggiunta di alcune baracche.

6-7-8- Scorcio panoramico delle Isole Tremiti Spiaggia delle Arene e Toppa del Caino.

9- Isole Tremiti – Isola di S. Domino. Uno scorcio dalla Toppa di Caino sulla Cala delle Arene, unica spiaggetta dell’isola. A sinistra, in primo piano, una barca, finalmente a riposo.

(collezione Sergio Marigliani – Terni).

10- Isole Tremiti – Alba sull’isola di S. Nicola.Tra i pini un sole nascente e una scia tra l’isola di S. Nicola e la Cala delle Arene. 1980 (Collezione De Nittis – Terni)

11- Bar Ristorante “il Pirata”, primo locale storico delle Tremiti. Zona arenile e porticciolo di S. Domino(Toppa del Caino)  punto di approdo sin dall’antichità e di commercio con le altre isole e la terraferma. Nello sforzo comune di crearsi un migliore avvenire con l’industria turistica i nativi, seppure lentamente trasformeranno totalmente l’habitat naturale. Le modifiche nel paesaggio incominciano con gli ampliamenti di fabbricati preesistenti e l’aggiunta di alcune baracche (foto di Domenico Pettograsso, anni ’70).

12-13-14-15-16- Alcuni scatti fotografici della spiaggetta delle arene oggi, nei vari periodi dell’anno.

17- Il guerriero di bronzo” di Michele Circiello posto sulla sommità della Toppa del Caino.

18-  Stemma dei badiali nel Monastero di San Nicola.