Itinerari culturali e archeologici a San Nicola

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Dalla marina di S. Nicola, partono le grandiose muraglie di cinta dell’isola con torri laterali superiori. Tutti i muraglioni sono muniti di feritoie per moschettoni e colubrine. Da questa prima linea di difesa inizia la salita al bastione detto “sul Cannone”, ove spicca la Torre quadrata “del Pennello”. Lungo la salita o “scalata” della prima rampa di strada, lunga 160 m., detta Salita delle Mura, costruita a scalea senza alzate  Si possono osservare le larghe feritoie delle mura che danno sulla marina. Si giunge, quindi, al secondo portale, sormontato da una Torre con due piombatoi. Una lapide di pietra con gli estremi bassorilievi d’armi, dice: Conteret et Confriget”, terribile ammonimento: stritolerà e spezzerà. Si entra, quindi, in un buio porticato dove si trova la cappella votiva della Madonna delle Grazie. Sull’arco del porticato è scolpito lo stemma dei Benedettini: si sale sempre. Ancora mura, ancora feritoie. Un altro portale con cancellate di ferro: sopra, a strapiombo, la Torre del Pennello, antico corpo di guardia dei frati, detto”l’uomo  armato” : qui gli stranieri deponevano le armi prima di entrare nella fortezza e da questa Torre il bombardiere veneto: Maestro Giuliano, citato nell’opera di P.P. di Ribera, sparò, addì 5 agosto 1567, i primi colpi di cannone all’avvicinarsi della flotta turchesca, la quale assediò i Lateranensi per ben tre giorni. Nella galleria sottostante la Torre del Pennello, Il balconcino con inferriate, che si affaccia sul tratto di mare sottostante, adiacente al molo di S. Nicola, ed ha di fronte la parte di levante dell’isola di San Domino. Un sito romantico, suggestivo con un’incantevole panorama. Il Bastione  del Penneello dà accesso allo sperone della cinta di San Nicola detto “il Cannone” e al terrazzamento con le abitazioni costruite nell’Ottocento per accogliere la guarnigione e i confinati. Dall’alto la veduta di San Domino adagiata nell’azzurro del mare con le sua degradante pineta e le sue cale è spettacolare. Sul versante a S.E. dei muraglioni del primo piano di S.Nicola, che continuano con torri e torrette lungo la località detta “ Vasca” è visibile un grande serbatoio d’acqua. Sul massiccio contrafforte incastonato a picco sul mare si nota il convento dell’abbazia e la Chiesa di S. Maria. Seguendo Corso Diomede, il viale principale del borgo si raggiunge il ponte e il portale d’ingresso al Castello e Torre Angioina (sec.XV). I Cistercensi dotarono il monastero tremitese di una rete fittissima di fortificazioni. La presenza di pirati dalmati intorno alle isole indusse lo stesso governo angioino a rafforzare le fortificazioni preesistenti nel periodo benedettino e a stabilirvi nel 1294 un presidio regio formato da cento uomini in estate e da cinquecento in inverno. Nei documenti della seconda metà del XIII secolo le Tremiti si presentavano come una fortezza, le carte parlano di “Castrum insulae Tremitanae”.  Ciò nonostante,  tra il 1334 e il 1343 i Cistercensi, in seguito al saccheggio compiuto dai pirati dalmati abbandonarono il monastero tremitese.Si percorrono altre due rampe e si passa sotto la Torre quadrata (sec.XII I), nella quale è incastonata una Madonna col Bambino in una nicchia ffiancata da due colonnine tortili reggenti un piccolo arco traforato. Si attraversa quindi un porticato nel quale si trova il Pozzo della Meridiana, una cisterna ottagonale. Segue la visita al complesso monumentale : La Chiesa di Santa Maria a mare, consacrata nel 1045 ; il Portale della chiesa di Santa Maria; il Crocifisso ligneo, detto”Cristo Grande”( sec.XI); la statua lignea della Madonna con Bambino (XI); Il polittico gotico di legno dorato della scuola veneziana (sec.XV) sull’altar maggiore, i resti del grande tappeto musivo (sec.XII-XII). A lato della Chiesa si aprono il Chiostro Medievale (sec.XI) e quello Rinascimentale (1546). Dal lato nordest una rampa conduce al Cavaliere di San Nicolò, la Sentinella del Castello,  il torrione col suo maestoso sperone circolare e le pareti fondate sui ripidi roccioni, le feritoie per i moschettoni e i finestroni per i posti di colubrina, dominava i possibili accessi dalla parte N.E. dell’isola di S. Nicola, non occupata da fabbriche e da fortificazioni . Sulla facciata del torrione inespugnabile, incastonato nella roccia, uno dei tanti stemmi crociati dei benedettini. Sotto il torrione, in seguito, i Canonici avevano iniziato”una tagliata nel vivo sasso profondo che lo spicca dallo  scoglio di S. Nicolò” ma la tagliata non fu mai condotta a termine. Sul torrione, al posto della bandiera crociata dei Lateranensi, sventolavano, talvolta le bandierine semaforiche della R. Marina, nei giorni solenni invece il Tricolore. Dopo il Torrione di S. Nicolò e la tagliata, al di là della cinta di fortificazioni, si estende per oltre un chilometro una spianata deserta, detta un tempo prato asinario, perché si facevano pascolare gli asini. San Nicola, fortemente atrofizzata dai coatti che vivevano lì e coltivavano, è l’isola della pseudo-steppa e delle capre. Regno incontrastato di rettili, quali le lucertole sicule, i colubri neri  e i biacchi della varietà “carbonaria”. Fra il rosmarino e la mortella, qui sboccia l’alisso e la centaurea i cui profumi stemperano l’afrore della salsedine che è nell’aria, fra i fantasmi degli eroi omerici e la memoria  per i defunti, infatti tanti nostri cari tremitesi, riposano nell’ umilissimo camposanto, all’estemità dell’isola.Tutti i ricercatori che si sono occupati delle Tremiti, parlano di abbondante materiale archeologico : ritrovamenti di vasi, probabilmente suppellettile funeraria, selci ecc. Purtroppo questi reperti sono andati perduti.  Sul ciglio sud – est si trova la tomba attribuita a Diomede, l’eroe argivo, sepolto con il suo tesoro, scoperto da un eremita “per rivelazione della gloriosa Vergine Maria”; sono emerse gran quantità d’oro, molte teste ed ossa, “ et in uno avello una gran testa di corona d’oro coronata… che credessi essere stata di Diomede o di suo figlio”.

La dott.ssa Rachele Di Palma è la guida ufficiale per itinerari culturali e archeologici a San Nicola.

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